Appunti Di Viaggio
Il normale, questo ruffiano…
Come tutte le cose di questo mondo, a noi umani normali, (che non abbiamo mai visto raggi b balenare nei bastioni di Orione…. E tutto il resto), ci piace partire dalle cose “normali”. Poi, magari si prediligono le cose super, ma da una parte si deve partire: negli assi cartesiani c’è sempre uno zero, un riferimento… Per cui, partiamo dal fatto che tutti gli obiettivi, grandangolari, teleobiettivi, supertele, supergrandangolari e tutti quelli che volete, non sono affatto speciali: sono normali per quello che sono, ma al tempo stesso non lo sono tecnicamente! Per lo meno in un contesto puramente formale. Normale, in fotografia è una definizione prettamente tecnica e non uno status quo. Per cui, si definiscono normali gli obiettivi fissi la cui lunghezza focale equivale alla diagonale della pellicola o del sensore. Per il formato full frame intorno ai 50mm, per aps-c intorno ai 35mm, per M4/3 intorno ai 25mm. Gli obiettivi di 50mm, e i normali in genere, brillano tutti per la loro resa e al tempo stesso per il loro costo quasi sempre basso. In questa grande famiglia, ci sono le ottiche più leggendarie: dai Planar e Tessar della Zeiss ai vari Elmar e Summicron di casa Leica. Certo, si sa, il disegno originale era di casa Zeiss, il mitico Planar tutti gli altri hanno copiato più o meno spudoratamente. Però qualche volta viene utilizzao lo schema Tessar, un po’ più semplice, meno lenti, meno peso e rispeto al Planar ha il vantagigo di essere più inciso e più compatto, anche se solitamente leni progettate con lo schema Tessar non sono particolarmente luminosi. La produzione Made in Japan non è mai stata a guardare e, a fronte di prezzi decisamente irrisori, è sempre riuscita a proporre lenti eccellenti. Io ho sentito parlare di una vecchia versione di un Fujica f1,8, particolarmente ben riuscito e altrettanto sconosciuto: pare che faceva le scarpe a tanti tedeschi! Ma si sa, la tradizione ottica Fuji non è cosa da poco. Posso esser testimone diretto anche l’eccezionale rapporto tra prezzo e qualità, del Nikkor 50mm f1,8. Si trovava in corredo nelle fotocamere a pellicola prima dell’avvento dei miseri zoom 35/70. Era eccellente! Qualcuno lo considerava tra i migliori del mondo, io compreso. Parlando di formato aps_c, fino a poco tempo fa non si era ancora fregiato di un normale specifico, ma le case si sono limitate a prendere in prestito gli obiettivi per il formato pieno. Fuji, per il proprio formato Mirrorless X è satata una delle prime, se non la prima a presentare un 35mm ad hoc. Oviamente i soci del consorzio del formato quattro terzi, non avendo qualcosa di facilmente adattabile hanno presentato fin da subito una serie di obiettivi da 25mm tutti estremamente compatti, leggeri e molto molto buoni, perché adesso gli obiettivi fissi di qualsiasi prezzo, sono sempre espressione di qualità.
Economici, sì, ma non tutti. Le case Zeiss e Leica, “insegnano” da sempre e anche in questo caso hanno messo in catalogo ognuno la sua perla. Leica ha iniziato con un Noctilux f0,95 per il sistema M, che costa circa come un’utilitaria ben accessoriata. Il vantaggio è che non paga bollo né assicurazione e non consuma carburante. Mentre Zeiss ha in catalogo un 55mm f1,4 con attacco Canon e Nikon, della linea Otus, che non è altro che un Planar apocromatico, nato semplicemente per essere l’obiettivo per formato 24×36 più dettagliato e con la miglior correzione cromatica al mondo a tutti i diaframmi. Questo siamo intorno al prezzo di uno scooter buono. Meno luminoso, ma più economico… Vabbhé… Anche il nuovo 60mm Nikkor e il 50mm Canon per i nuovi sistemi mirrorless non scherzano!!!
Ma vale la pena comprare un normale? Come tutte le cose questo dipende dal proprio stile, da come il proprio pensiero e il proprio cuore riescono a venire fuori dall’obiettivo. Il proprio temperamento fotografico si esprime al meglio con alcuni obiettivi, con determinati tipi di fotocamera… ma ovviamente l’ottica è la cosa più importante, quella che dà l’impronta più importante e profonda. Personalmente ho sempre trovato il 50mm come una lunghezza focale un po’ ruffiana. Difficile dire di no, quando le varie case propongono lenti che costano come una cena tra pochi amici e funzionano incredibilmente bene! Però, in pratica, in relazione al mio stile, questo obiettivo rimane quasi sempre a casa. La prospettiva è equilibrata, ma l’angolo di campo, non è troppo ampio, obbliga a stare lontano dall’azione e non entrare nel vissuto. Con un 50mm, quando si fa street e reportage, mi pare di fare da spettatore esterno e non da testimone attivo. La profondità di campo spesso rimane piuttosto scarsa, per le fotografie di street, ma sia pur a aprendo a tutta apertura non si riesce mai a avere la selezione dei piani dei medio tele da ritratti. Quindi, né carne né pesce. La prospettiva, anche se la torvo piuttosto equilibrata per poter fare reportage e street, la trovo inadatta perché non di rado l’angolo non eccessivamente ampio, non permette di contestualizzare bene il soggetto con l’ambiente circostante. Per la ritrattistica è duro dare un giudizio univoco, diciamo bene e male. Se viene usato per figure intere ambientate lo trovo molto molto adatto, ma il primo piano stretto, lo trovo limitato: per il mio gusto rimane troppo “grandangolare” e non si riscontra lo stesso equilibrio prospettico del volto, classico dato da obiettivi più adatti. In studio invece è una mina vagante: il suo angolo di campo certe volte può essere troppo ampio e potrebbero aprire nello sfondo i vari stativi e accessori al bordo del set che normalmente non dovrebbero essere inquadrati.
In sostanza per me il 50mm fa parte del mio corredo esclusivamente perché è costato molto poco a fronte di una resa ottica eccellente e trova applicazione solo nella ritrattistica in location, per figure intere. Per il resto, per me, o è troppo o è troppo poco. Certamente non è un’applicazione da sottovalutare, per cui a fronte di così poca spesa… tanta resa. Sembra fatto apposta e il detto popolare trova ampio riscontro.
Filippo Secciani ©